Tindar durante la realizzazione di una sua opera
Tindar durante la realizzazione di una sua opera

TIndar, artista trentenne nato a Milano e romano di adozione, possiede già  un curriculum molto interessante.

Studio romano di Tindar
Studio romano di Tindar

Dopo che ha seguito e  frequentato l’Accademia di Belle Arti a Roma, Tindar ha sviluppato con passione lo studio del disegno che lo guida nella sua costante ricerca artistica.

Tindar è un artista sensibile , competente, originale e colto che  non a caso ha trascorso i suoi anni di tirocinio a ricopiare i Fiorentini del XVI secolo  come Raffaello, Correggio  e i Bolognesi del XVII secolo  come  Carracci, Guido Reni.

 

unconventional_tourOssessionato dalla questione della traccia e dell’impronta,l’artista ha cominciato a ritagliare e a mescolare varie impronte prese su altri individui. Da queste impronte egli compone ritratti giganti.

Con la crisi dei migranti,  Tindar rimane colpito e  sconvolto, dallo spettacolo delle decine di migliaia di persone che fuggono da Siria, Afghanistan, Eritrea, Sudan. Più di altri, è colpito dal fatto che per prima cosa le autorità schedano, e prendono le impronte, all’entrata dello spazio Schengen, di tutti coloro che sono scampati dall’inferno della carestia, della dittatura e delle guerre. A questo punto Tindar,  pensa che  l’arte possa essere  requisita dalla brutalità di una regolamentazione che obbliga i migranti a presentare richiesta di asilo nel Paese in cui hanno dato le loro impronte, il che ha il duplice effetto, il primo di far pesare  il fardello sulle spalle dei Paesi che, come l’Italia o la Grecia, sono più vicini alle zone di partenza; e per secondo non meno importante, di condannare chi, tra i rifugiati che desiderano rifarsi una vita nel Nord Europa, ma che hanno dovuto identificarsi a Kos o a Lampedusa, a bruciarsi la punta delle dita per rendere le loro impronte irriconoscibili.

Tindar
Tindar

Tindar allora decide di realizzare qualcosa dove l’arte aiuta l’uomo e si reca a Calais, si mescola ai volontari degli aiuti umanitari che prestano soccorso e qui gli viene un’idea semplice. Raccogliere impronte di migranti, ma invertendo  il paradigma inviando loro, i rifugiati, a rilevare le impronte degli abitanti di Calais.

Le impronte si sono subito trasformate in un canale di comunicazione privilegiato con i migranti.

Da questo miscuglio di impronte, si sono realizzati grandi trittici in cui si sviluppano lunghe tracce di forme indecise, a caso, verso lo scuro e il nero, una metafora dell’esilio e dei suoi percorsi.

L’artista da questa nuova serie di opere ne offrirà dieci che  andranno in una asta benefica, il cui ricavato andrà a favore dei progetti dell’associazione: The Trace Project che si occupa dell’integrazione dei rifugiati in Europa e che opera a Calais .

 

 Tindar

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